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FALSO Intuitive Eating

  • Immagine del redattore: Noemi Perosillo
    Noemi Perosillo
  • 1 ago
  • Tempo di lettura: 7 min

Qualche giorno fa, entrando in una libreria, sono stata attirata da un libro dal titolo familiare, accogliente e apparentemente in linea con quelli che sono i miei principi di lavoro. «Che bello» - ho pensato - «un nuovo libro in cui si accompagnano le persone a fare pace con il cibo». Avvicinandomi e leggendo la quarta di copertina, però, ho capito che si trattava dell’ennesima operazione di marketing, per cui sotto un linguaggio rassicurante si nascondeva ancora una volta il controllo del corpo, mascherato da vaghi richiami allo “stile di vita sano” o al “benessere psicofisico”. Un altro approccio non validato scientificamente, privo di basi solide, che promuove l’idea che il corpo debba essere gestito, corretto e trasformato.


Sono sempre più numerosi i libri e gli autori che cercano di promuovere abitudini sane - qualsiasi cosa significhi - e un rapporto equilibrato con il cibo, restando però dentro una cornice che ruota attorno a strategie, regole e imposizioni anziché ascolto, consapevolezza e fiducia nel corpo.

Ciò che mi lascia più amareggiata è che questi messaggi vengono confezionati con parole rassicuranti, proponendosi come una “novità”, quando in realtà non sono altro che l’ennesima versione edulcorata dello stesso, vecchio, racconto: c’è un corpo da cambiare, controllare, perfezionare e gestire.


In un mondo in cui il linguaggio del benessere viene spesso strumentalizzato, anche un approccio come

l’Intuitive Eating rischia di essere snaturato e allontanato dai suoi principi originari di ascolto, connessione e rispetto per il corpo. Questo articolo nasce per aiutarti a riconoscere i messaggi fuorvianti mascherati da Intuitive Eating e a proteggerti da promesse che alimentano, ancora una volta, la cultura della dieta sotto nuove e subdole forme.



Cos'è davvero l'Intuitive Eating?

L’Intuitive Eating (IE) è un approccio scientificamente validato sviluppato a partire dal 1995 da due dietiste americane: Evelyn Tribole ed Elyse Resch. Si inserisce all’interno del paradigma HAES® (Health At Every Size, che in Italiano potremmo definire come “Approcci Inclusivi al Peso e alla Salute”), nato in contrapposizione al paradigma pesocentrico e prescrittivo dominante.

E’ un percorso che si basa su 10 principi che lavorano in sinergia per promuovere un benessere autodeterminato e per accompagnare le persone a ricostruire una fiducia nei segnali interni del corpo (come fame, sazietà e soddisfazione) liberandole dalle regole alimentari rigide e giudicanti imposte dalla cultura della dieta e dai bias grassofobici. Negli ultimi anni, complice la crescente popolarità di questo strumento animata dalla curiosità di conoscere un approccio diverso anche da parte di professionistǝ del settore, abbiamo assistito a una sua progressiva distorsione. Alcuni messaggi, seppur travestiti da buone intenzioni, tradiscono completamente la filosofia di base dell’IE finendo per rinforzare proprio ciò di cui vorremmo liberarci: i messaggi tossici e disfunzionali della cultura della dieta.


Cos'è la cultura della dieta?

La cultura della dieta (in inglese: diet culture) è un sistema di credenze sociali e culturali che promuove il controllo e la perdita di peso come obiettivi universali di salute e successo, considerando la rigidità alimentare come un atto virtuoso e moralmente superiore. Non si tratta di un semplice stare a dieta, ma di un’intera visione del mondo distorta e potenzialmente molto pericolosa.

Secondo la dietista Christy Harrison, autrice del libro “Anti-diet”, la cultura della dieta è un sistema di oppressione che idolatra la magrezza e demonizza determinati modi di mangiare e di esistere nel corpo. Si manifesta in forma capillare, attraverso i media, gli interventi di salute pubblica, gli ambienti clinici, le

pubblicità e nei piccoli gesti di vita quotidiana.


Come nasce?

Durante il colonialismo europeo (intorno al XIX secolo), i corpi grassi - spesso appartenenti ai popoli colonizzati - iniziavano ad essere associati a pigrizia, eccesso e mancanza di autocontrollo, in contrasto con l’ideale di riferimento “bianco, magro e civile”.

La nascita della diet industry agli inizi del 1900 coincide con una crescente attenzione medica verso il peso (ora patologizzato), mentre la pubblicità inizia a promuovere prodotti dimagranti mascherati dal concetto di salute. Magrezza e controllo diventano sinonimo di volontà, successo e attrazione.

La dieta divenne anche uno strumento - alquanto discutibile - di “civilizzazione” per i popoli, dato che i colonizzatori imponevano agli indigeni un certo tipo di alimentazione demonizzando gli alimenti tradizionali. Nella seconda metà del 1900 film, tv e riviste diffondono l’ideale del corpo magro, giovane e tonico come simbolo di desiderabilità e disciplina.

Nasce la cultura del fitness, che rafforza sempre di più l’equazione magrezza = salute = valore.


Oggi, nel 2025, la cultura della dieta è OVUNQUE, anche quando non la riconosciamo esplicitamente.

Per esempio …

  • Hai mai sentito etichettare/hai mai etichettato i cibi in “buoni” o “cattivi” oppure in “sani” o “non sani”?

  • Hai mai pensato di “sgarrare” o di doverti “meritare” il cibo?

  • Hai mai seguito regimi alimentari restrittivi con il solo obiettivo di cambiare il corpo?

  • Hai mai saltato i pasti o ignorato la fame pensando che fosse sbagliata, di troppo?


O ancora ...


  • Hai mai commentato il corpo altrui facendo notare un cambiamento fisico? (sei dimagritǝ, stai

    benissimo), o magari è capitato a te di ricevere dei commenti di questo tipo.

  • Hai mai associato il valore del tuo corpo a una taglia, una forma precisa? - “se non dimagrisco, non valgo abbastanza”.

  • Quante volte ti hanno detto che la salute coincide con il peso forma? Che prima “devi dimagrire” e poi vediamo”? Che se vuoi, puoi? Che è solo questione di pigrizia, forza di volontà, ….

  • I buoni propositi, le diete detox, la prova costume, … sono aspetti che ti suonano familiari?


La risposta affermativa anche solo ad una di queste domande è il risultato di decenni di condizionamento, messaggi espliciti e impliciti che ci insegnano a diffidare del nostro corpo e a vivere in funzione di un suo cambiamento.


Perché è così importante riconoscerla, e parlarne?

Ad oggi la cultura della dieta è tanto pervasiva quanto normalizzata.

Molte sue espressioni sembrano innocue, addirittura salutari, ma in realtà non fanno altro che rinforzare vergogna, giudizio, stigma e paura, allontanando dalle reali determinanti di salute (sociali, psicologiche, ambientali) e rinforzando i trigger per lo sviluppo e il mantenimento di disordini e disturbi del comportamento alimentare.

Inoltre, non fa altro che mantenere l’industria della dieta (un business miliardario) in posizione di potere e crea disuguaglianze fra le persone grasse, neurodivergenti, nere, disabili, queer.

Sappi che neanche noi professionistǝ della salute siamo immuni dalle influenze della cultura della dieta e della grassofobia - basta pensare a quantǝ colleghǝ continuino a prescrivere regimi alimentari restrittivi o suggeriscano di eliminare interi gruppi di alimenti, anche se non esiste un solo studio in grado di dimostrare la sostenibilità di tali comportamenti nel lungo periodo. Anzi, molto spesso siamo proprio noi professionistǝ a contribuire alla diffusione dello stigma relativo al peso.



Ma quindi, nella pratica, come si riconosce il falso Intuitive Eating?


  1. Se il percorso propone obiettivi di peso, non può essere Intuitive Eating

Il desiderio di perdere peso e modificare il proprio corpo è legittimo, anche come conseguenza della cultura della dieta di cui abbiamo parlato finora. Focalizzarsi sul dimagrimento, però, porta a sabotare ulteriormente la capacità di riconnessione ai segnali interni, interferendo con l’ascolto di certi stimoli. Ecco perché tendiamo a definire l’Intuitive Eating come un processo che si sviluppa dall’interno, attraverso il recupero della consapevolezza interocettiva - ossia la capacità di percepire le sensazioni fisiche dell’organismo, i bisogni, i desideri e le emozioni legate all’esperienza diretta del nostro corpo nel qui ed ora.


2. Se si attribuisce un valore morale agli alimenti, non può essere Intuitive Eating

Il cibo dovrebbe tornare ad essere solo cibo, definito “buono” o “cattivo” solo sulla base del gusto e non sui presunti effetti che potrebbe avere sul corpo delle persone o sulla base dei valori nutrizionali.


3. Se si condanna l’alimentazione emotiva, non può essere Intuitive Eating

Quante volte sentiamo parlare negativamente di fame emotiva o nervosa?

Puoi mangiare quello che vuoi, ma solo se hai fame fisica”.

L’Intuitive Eating ci insegna che anche le emozioni fanno parte dell’esperienza umana e che nessuna esperienza alimentare può fare a meno di essere “emotiva”. Mangiare per conforto o in apparente assenza di fame non è un fallimento, ma un segnale che può essere accolto con curiosità e gentilezza, senza giudizio.


4. Se distingue l’alimentazione delle persone in base alla dimensione del loro corpo, non può essere Intuitive Eating

Il rispetto del corpo (qualsiasi corpo) è un principio fondamentale per l’Alimentazione Intuitiva.

Se si propone questo approccio come strumento per correggere il comportamento alimentare di una persona grassa (in riferimento al suo Indice di Massa Corporea), fuggite.


In conclusione … l’Intuitive Eating non è una scorciatoia per dimagrire, né una nuova moda o un insieme di regole da seguire. È un percorso di riconnessione con il proprio corpo che richiede tempo, pazienza e un ambiente libero da giudizio. Difendersi dal falso Intuitive Eating significa anche difendere il proprio diritto a vivere il cibo senza ansia e il corpo senza vergogna.

Se senti che questo approccio potrebbe fare per te, assicurati di rivolgerti a professinistǝ espertǝ e formatǝ, consultando le fonti, i curriculum e la modalità di comunicazione: cerca un linguaggio che rispetta, che accoglie, che non crea allarmismi né senso di colpa. Non sei da “aggiustare”: esiste un altro modo di stare nel cibo, nel corpo, nell’ampio concetto della salute.




Riferimenti bibliografici e consigli di lettura

In italiano:


Bagnuli D., (2023). Anti manuale della bellezza. Sonda.

Bignetti V., (2024). Basta diete! DeAgostini.

Farrell, A.E. (2020). Fat Shame: lo stigma del corpo grasso. Edizioni TLON.

Meloni, C. & Mibelli, M. (2021). Belle di Faccia. Mondadori.

Tribole, E. & Resch E. (2023). Il metodo alimentazione intuitiva. Mondadori.



In Inglese:

Bacon, L. (2010). Health at every size: The surprising truth about your weight. BenBella Books, Inc..

Forth, C. E. (2012). Fat, Desire and Disgust in the Colonial Imagination. History W J., 73, 211–239

Harrison, C. (2019). Anti-diet: reclaim your time, money, well-being and happiness through Intuitive Eating / why obsessing over what you eat is bad for your health.

Strings S., (2019). Fearing the Black Body: the racial origins of fat-phobia. NYU Press.

Wolrich, J. (2021). Food Isn’t Medicine. Vermillion, London.



 
 
 

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