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Perché la cultura della dieta è un problema che riguarda tutt*


Il problema non sei tu

ma il sistema


1. Che cos'è la cultura della dieta


La cultura della dieta è un insieme di credenze e valori che venerano la magrezza e opprimono le persone che non corrispondono a quel presunto “ideale” di fisicità.

E’ una cultura abilista, di privilegio, giudicante, che ha creato una narrazione tossica nei confronti dell’alimentazione, promuovendo la perdita di peso come mezzo per raggiungere uno status migliore, la soluzione per ottenere felicità, salute, immagine corporea, autostima (e spoiler: spesso non è così).


In breve:

  • Glorifica la magrezza associandola alla salute, al benessere e al valore morale (ideale di magrezza), avvalorando l’idea che un corpo più grande non possa essere sano.

  • La perdita di peso è considerata l’unico mezzo per raggiungere una salute ottimale, tant’è che ogni disturbo presentato da una persona grassa viene immediatamente associato alla forma fisica e il primo consiglio che viene dato è quello di perdere peso (bias medico-scientifico).

  • Pone un'enfasi significativa sulla privazione, sul sacrificio e sullo sviluppare una maggiore “forza di volontà", per raggiungere il successo e la felicità.

  • Distingue gli alimenti come "buoni" o "cattivi”, favorendo il pensiero "tutto o niente" nelle abitudini alimentari e aumentando il rischio di cadere nel circolo delle abbuffate-restrizioni.

  • Assegna un valore morale al modo in cui si mangia e alle dimensioni del corpo, facendo credere di essere “migliori” mangiando in un certo modo o se si ha un certo aspetto.

  • Dà per scontato che chi ha un corpo grasso sia pigro, abbia meno forza di volontà o non abbia abbastanza autocontrollo.

2. Come riconoscerla


Non è necessario seguire una dieta o uno schema rigido per essere immersi nella cultura della dieta: essa infatti riguarda tutte le scelte alimentari, finendo per categorizzarle in "buone" o "cattive" e attribuendo un valore morale al nostro modo di mangiare.

Come si manifesta nella nostra quotidianità?


  • Programmi, post, interviste, pubblicità in cui si parla di dieta, rimedi, detox e promozione della perdita di peso (a qualsiasi costo, in qualsiasi contesto e condizione).

  • Sentirsi in dovere di seguire regole dietetiche e schemi, limitando alcuni alimenti o gruppi alimentari (soprattutto durante la settimana).

  • Attribuendosi un valore sulla base di ciò che si è/non si è mangiato: “oggi sono stat* davvero brav*”, “oggi ho mangiato davvero male, non so cosa mi succede" o “non dovrei proprio mangiare questo".

  • Usare termini come “mangiare pulito”, “disintossicarsi”, “depurarsi”, “sgarro”.

  • Associare il peso e la bilancia come fattore determinante della salute o della propria autostima.

  • Usare l'esercizio fisico come "punizione" per aver mangiato troppo o solo come modo per perdere peso, piuttosto che per divertimento o per la propria salute mentale.

  • Consigli non richiesti dal medico che vi dice che dovete perdere peso, mangiare meno e fare più esercizio fisico (a priori).


3. Come liberarsene

Lasciar andare la cultura della “dieta per forza” è un processo dispendioso, continuo e costante, che richiede forza, tempo ed energie. Il primo passo è iniziare a riconoscerla, ponendosi domande, informandosi e istruendosi sull’argomento: più leggi, ne parli e ascolti, più sarai in grado di allontanartici.

  • Esamina le tue influenze più dirette e rimuovi tutti coloro che promuovono aspetti della cultura della dieta o che ti fanno sentire inadeguat*: what I eat in a day, foto di prima e dopo, ricette fit, foto ritoccate e irrealistiche, ecc. Inizia quindi a seguire coloro che ti fanno sentire bene, promuovono un'immagine positiva del corpo e ti fanno sentire compres*.


  • Rifiuta il diet-talk: quando ti accorgi di parlare con un linguaggio influenzato dalla cultura della dieta e dalla grassofobia, prova a riformulare le tue parole allargando il focus. Per esempio, invece di dire “ho mangiato questi biscotti e mi sento uno schifo perché potevo evitare”, prova a concentrarti su altri aspetti di quei biscotti: erano buoni, fragranti, un ricordo dell’infanzia … ricordando che la tua salute e il tuo peso non dipendono da un solo cibo, né determina il tuo valore come persona.


  • Concentrati su come ti senti e sulla tua salute, non sulla bilancia. Se pesarti ti stressa o ti danneggia in qualche modo, smetti di farlo. Puoi affrontare questo aspetto in terapia (psicologica o nutrizionale), trovando il supporto di cui necessiti. Concentrati su come ti senti, sulla tua energia e sulla qualità della tua vita.


  • Elimina il pensiero del “tutto o niente”: il concetto chiave è l’equilibrio, che non deve essere imposto dall’esterno ma deve nascere dai tuoi bisogni interni e dalle tue sensazioni, emozioni, esperienze. L’obiettivo è raggiungere il permesso INCONDIZIONATO di mangiare: eliminando schemi e proibizioni, permessi e concessioni, anche questo pensiero andrà a ridursi sempre di più.


  • Concentrati sull’abbondanza e non sulla restrizione, che il corpo vive come una minaccia costante e dalla quale cerca di difendersi. Nessun alimento dev’essere off-limits e lasciando andare il “controllo”, riuscirai finalmente a capire di cosa hai bisogno, ponendo tutti gli alimenti sullo stesso piano morale.


NB: criticare la cultura della dieta non vuol dire giudicare coloro che sentono il bisogno e hanno il desiderio di perdere peso. I bisogni culturali sono difficili da sradicare ed essere magri è ancora un grandissimo privilegio. Lottare contro la cultura della dieta si propone come un cambiamento culturale, sistemico e anti-abilista, in cui tutti i corpi hanno il diritto di esistere, essere accettati e trovare i loro spazi a prescindere dal loro stato di salute.


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